Mors tua vita mea Maral.
Questo, infine, e' il succo, il decantato, il deposito secco di milioni di distinguo.
Ed e'inutile girarci intorno o far discorsi forbiti: alla fine e' così, e così e' sempre stato, dall'alba dei tempi.
Per ognuno che muore di fame, morte retorica immagino visto che nessuno, e per fortuna, di fame davvero puo' morire in questo paese, almeno fin'ora e non volontariamente, per ognuno che muore di fame, dicevo, ci sono altri che si dividono la sua parte, allontanandosi almeno per un po' dalla stessa morte.
Cosi' e', e cosi' e' sempre stato.
Perche'ancora, nonostante millenni di evoluzione del pensiero, e di una sua stentata quanto ostacolata acquisizione, a dire il vero, ancora la nostra specie non si e' affrancata da quella legge primaria di natura che fa della sopravvivenza propria la tomba di ogni scrupolo.
E proprio in base a questa legge primaria di natura, che predilige la specie rispetto all'individuo, ragionando la natura per specie e non certo per individui, il morir di fame di molti puo' salvare alcuni dal morirne.
Ora, e' ovvio che, parlando di uomini e non di animali, le leggi a cui far rifarsi ci appaiano necessariamente diverse, e questa sorta di darwinismo sociale senz'anima ci appaia non solo ingiusto, e osceno, ma decisamente inaccettabile, ma a me e a te, Maral, e a chissa' quanti altri, ma non basta.
Noi non siamo la maggioranza, il nostro sentire non e' il sentire prevalente; di sicuro non il predominante, altrimenti il mondo avrebbe preso un'altra piega da secoli.
Noi non ci svegliamo la mattina con il bisogno imperativo di accumulare ricchezze che in tutta la nostra più ottimistica speranza di vita non riusciremo neanche ad intaccare.
Ma molti si'.
Di sicuro quelli che hanno il potere di decidere le sorti di milioni di loro simili.
Che per loro, con ogni evidenza, simili non sono.
Il mondo e' in mano a bestie Maral.
Bestie assetate di denaro, e mai sazie, mai.
Bestie che di umano hanno giusto l'aspetto.
Un aspetto che inganna facilmente.
Perché la stessa bestia la trovi ogni momento in molti tuoi simili ogni giorno.
Nel postino che butta la posta per averne meno da consegnare e nell'impiegato statale che va a farsi la spesa in orario di lavoro, nell'evasore milionario che fa richiesta del sussidio rubandolo a chi ne ha davvero bisogno e nel tecnocrate che tassa il tassabile e anche di più, e che nel farlo pero' ha anche la scusa del ben comune.
E col bene comune si torna da capo, al morir di fame di uno affinché altri non ne muoiano.
Finche' non ci si affrancherà da quest'ottica bestiale non ci saranno mai vere alternative in tempi di vacche magre che non quella del lasciare intonso il grasso di alcuni a costo di far morir moltitudini d'altri...
Una cosa soltanto, in questo pessimismo cosmico che trasuda da questa risposta mi sento di aggiungere: dovesse toccare a me morire di fame ti assicuro che, fosse anche solo con le ultime forze rimaste, qualcuno di quegli uomini-bestia me lo porterei nella tomba...