Domanda:
E' più impotante quello che sappiamo o quello che non sappiamo e forse non sapremo mai?
etcetera
2011-11-12 13:44:22 UTC
"Non so chi mi abbia messo al mondo, né cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un'ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo questi spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perchè sono collocato qui piuttosto che altrove, né perchè questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura un istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro ancora di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare." (Pascal, Pensieri, 194)
Diciannove risposte:
Mid Night - Il viandante
2011-11-13 09:09:18 UTC
L' altro giorno riassemblando un po' di pensieri come al solito e ciarlando fra me e me mi è venuta in mente una frase di stampo cartesiano, ma di natura più orientaleggiante: "Penso dunque non sono".



Cosa centra questa frase ai fini della risposta alla tua domanda ? Beh centra nella misura in cui non è importante né ciò che sappiamo né ciò che non sappiamo..la cosa importante è ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Sapere o non sapere è un problema di avere più o meno nozioni e sotto tale ottica vale quella dialettica dinamica di yin e yang tra pieno e vuoto in cui l' utilità delle cose è data dal vuoto.."nonostante occupi un esiguo spazio stando in piedi, è grazie all' immensità della terra che posso camminare"..così allo stesso modo è grazie solo alla mia ignoranza che posso sapere.



Ma siamo proprio sicuri che il sapere nozionistico (relativo anche a presunte leggi che si vogliono per forza di cose oggettivamente valide) ci ponga in una autentica relazione con ciò che consideriamo a noi contiguo ? Non sarà invece che una tale rigida forma di intendere le cose e i loro accidenti e noi in essi compresi ci precluda eventuali esperienze percettive, che ci porterebbero ad accedere ad una visione della realtà in maniera non "ordinaria", in cui nessuna legge da noi elevata al rango di oggettività sia valida ?



Bisogna pur sempre collocare il pensiero di Pascal e il nostro col suo in quel contesto in cui il soggetto è portato a sentire sin da subito quel senso di lacerazione dal tutto che inevitabilmente porta a soffrire, siamo ammaestrati, educati e condizionati culturalmente in tali termini..e la configurazione del nostro essere insieme al nostro mondo non possono che conformarsi a tali parametri di intendimento.



Comunque non mi convincono molto quelle argomentazioni che fanno leva più su attitudini delle dinamiche psicologiche nel prestare fede ad un modello d' intendimento piuttosto che ad un altro seguendo una logica opportunistica, piuttosto che affidarsi alla forza dell' argomentazione in sé.



Perché pur buttandomi da un grattacielo non estinguerò il mio dubbio circa l' effettiva esistenza di un mondo fuori dalla mia mente se non per un breve tratto di discesa che duri sino ad un attimo prima dell' impatto. E comunque fin tanto che vivrò aspetterò il momento in cui la scienza stessa ammetterà che la gravità non esista e ci propinerà qualche altro modello più funzionale al quale dovremmo nuovamente prostrarci a suon di taciti fideismi fatti passare per l' unica alternativa possibile e plausibile.
Panter [I am the original]
2011-11-12 22:23:02 UTC
Penso che sia più importante sapere cosa siamo in grado di fare e facciamo perché è da lì che sapremo cosa siamo. Il risultato è la migliore risposta che possiamo darci. (Panter)
?
2011-11-13 14:14:36 UTC
Almeno una volta nella vita questo pensiero di Pascal lo abbiamo avuto tutti. Normalmente vi si reagisce con un serafico “Aspetta che ti passa”, ma se ricorre frequentemente e con sempre maggior insistenza quella è la spinta che ti immette nel sentiero della ricerca avanzando lungo il quale lo stesso pensiero assume contorni meno sfumati, le domande cominciano a perdere di spessore e qualche risposta all’orizzonte mostra i suoi primi timidi accenni. E dopo aver attraversato valli, deserti e monti sorge una nuova domanda: è più importante quello che sappiamo o quello che non sappiamo e forse non sapremo mai?

Allora anche questa la si mette assieme alle altre e imperterriti si prosegue il cammino, lottando contro tutti quei mostri che ogni tanto qua è là non fanno che ripeterti “la verità è inconoscibile”, “sei saggio se sai di non sapere”, “hai più dubbi o certezze?”, “ma cos’è la verità”, “la mente mente”, “il tuo pensiero è immerso nella dualità”, e ogni volta l’indomito Gilgamesh deve abbattere il suo Enkidu per poi come sempre divenire fratelli legati da un cosmico patto e per poi finalmente trovare la prima oasi adornata di stelle: è più importante quello che so perché ciò che so, nella misura di quanto so, mi dà la certezza che un bel giorno sarà più importante quello che adesso non so e non saprò mai.
?
2011-11-12 21:50:05 UTC
È il pensiero più affascinante che io abbia mai letto.. Comunque io penso che sia quel che sappiamo che quel che non sappiamo sia importante..però io preferirei non sapere molte cose, così non avrei problemi esistenziali!
?
2011-11-12 21:46:54 UTC
Bellissima e profonda questa riflessione di Pascal, mi rispecchio nelle sue parole...



Credo che sia importante quello che reputiamo tale, anche perchè quello che non sappiamo non lo possiamo reputare e nemmeno considerare dato che appunto -non lo sappiamo-



..Ma il non sapere potrebbe essere una consolazione e fonte di speranza e ispirazione...
Pitz Bache
2011-11-13 10:08:04 UTC
Distinguo, per priorità, tra pensieri che mi possono servire a trarre dei vantaggi alla sopravvivenza pratica, e tra quelli che non mi servono a questo scopo, e su cui, comunque, posso speculare a piacimento...
Giuliana D
2011-11-12 23:13:44 UTC
Non lo so.

Mi resta la speranza e , se ci riuscissi, la rassegnazione.

Preferisco la Speranza.

Una Speranza per tutti noi, perchè le parole di Pascal esprimono mirabilmente l'angustia di tutti noialtri .....poveri esseri nati senza nessuna informazione.

Alle volte penso che se esiste un dio che ci ha voluto così dovrebbe aver avuto molti motivi , chissà di evoluzione, di crescita, di comprensione attraverso l'esperienza...per darci un castigo del genere. Da superare, chiaro mantenendo questa lettura del perchè, subblimando e santificando e evolvendo nell'essere perfetto che siamo tenuti ( da noi stessi) a credere che potremmo diventare........

Chiaro che sono incazzata nera....ma con Chi???????????????
?
2011-11-12 22:38:33 UTC
Bellissima questa citazione, ad ogni modo io ritengo che più noi cerchiamo di conoscere qualcosa e più conosciamo quel qualcosa, più si amplia l'inconoscibile, eppure, pur sapendo ciò, noi non riusciamo a fare a meno di cercare di conoscere qualcosa di più. Questo è uno dei tanti problemi dell'uomo, purtroppo non potremmo mai conoscere tutto quello che ci circonda.
2011-11-12 21:50:01 UTC
Noi ci curiamo solo di ciò che sappiamo e di solito ignoriamo il resto.

Molti cercano di non apprendere l'ignoto, altri lo studiano nel suo tutto e altri non hanno la possibilità di curarsene.

Noi semplice umani non sappiamo cosa sia i futuro e perciò ci aggrappiamo a quello che sappiamo.

Spesso però guardare i ricordi dietro di noi è faticoso, doloroso e triste, perciò in molti dei casi e meglio andare avanti dando importanza a quello che ancora non sappiamo.
Grimmjow
2011-11-12 21:47:44 UTC
Concordo con Pep, bellissime parole..
Doktor     Faustus      -
2011-11-16 20:06:13 UTC
"Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro ancora di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare." Cosi' leggo che Pascal conclude Il suo pensiero e , , non mi sembra poco!, e' evidentemente Il frutto di tutta una lunga serie di considerazioni e ponderazioni e di cose che egli sa, ovvero rappresenta a se' stesso (vista poi la problematicita' del sapere e di cio' che "sappiamo"). – Con cio' e' raggiunto qualcosa (Il solo sapere di dover "presto morire, ecc") che e' abbastanza per darsi un Orientamento su questo Mondo, TRA I TANTI POSSIBILI (quel che anche si dice "darsi una regolata"!,). – Il che aggiungo non sottintende manco per niente un soggiacente pessimismo rinunciatario: puo' essere anche Il presupposto del contrario, l'attribuire valore a cio' che, nell'esperienza della vita, si da' per cosi' dire gratuitamente, privo di un fondamento oggettivamente veritativo,_________________o di una necessaria eternita' di significato.
?
2011-11-16 16:20:32 UTC
Io personalmente preferisco sempre sapere, in modo da regolarmi su cosa fare.



Ma è pur vero che "Occhio non vede, cuore non duole".



Oppure "beata ignoranza". Ricordiamoci sempre che il sapere può non sempre essere bello o positivo e tal volta è meglio rimanere nel dubbio.



Vorrei farvi notare che i più grandi pensatori (poeti, scrittori, pittori) paradossalmente sono sempre quelli più depressi, pessimisti cosmici e sull'orlo del suicidio. (Leopardi, Van Gog)
2011-11-14 17:41:41 UTC
è più importante che sappiamo e non sappiamo.

l'infinito nè sa nè non sa.
bob g
2011-11-13 22:03:31 UTC
Tu chiedi se sia più importante quello che sappiamo o quello che non sappiamo,ma prima di rispondere alla domanda,credo sia utile soffermarsi e domandarsi che cosa significhi importante;Dalla tua domanda sembra quasi che l' importanza di qualcosa sia stabilità da sempre e per sempre,come valore assoluto,ma è davvero così?Una cosa è da sempre importante o lo diventa?Quando lo diventa importante?Cosa significa quando di una cosa diciamo che è importante?Importante è ciò che vale,che conta,che possiede valore ma perchè una cosa dovrebbe possedere un valore?Che cosa vale?In sè non vale nulla,è soltanto l' uomo che valuta e così facendo attribuisce un valore e questo valore è stabilitito sulla base delle nostre esigenze;,Vale,conta,importa,quello che ci torna utile,quello che ci da indietro qualcosa,ma così viene a manifestarsi anche il fatto che il valore di una cosa sorge da una nostra mancanza,da un nostro bisogno,perchè se non fossimo mancanti non avremmo bisogno di ricevere qualcosa per attribuire il valore;Quindi,in poche parole,per noi è importante quello che in qualche modo è in relazione con noi e non potrebbe essere altrimente perchè una persona non è importante per noi a prescindere dal nostro interesse,ma siamo proprio noi a renderla importante,è il nostro amore,il nostro affetto,o bisogno a rendere qualcuno importante,una persona diventa importante per me perchè gli voglio bene e non il contrario,non si ama qualcuno perchè è importante, non è possibile,l' amore precede il valore,lo stabilisce;Questo per dire che l' importanza di una cosa è data dal fatto se essa suscita in noi un sentimento.----------Quindi,non è importante sapere piuttosto che non sapere e viceversa ma è importante quello che in qualche modo attira la nostra attenzione,suscita il nostro interesse,da ciò se ne ricava che più importante è quello che a noi personalmente interessa di più,ovviamente quì entra in gioco la particolarità propria delle singole persone e il loro grado di profondità,nel senso che se qualcuno non è interessato a qualcosa,essa non sarà importante per lui ma per avere interesse nei confronti di qualcosa,occorre che questa venga in qualche modo pensata da noi,ci si deve confrontare con essa;Allora io dire che e rispondo alla tua domanda direttamente,che se io sono attratto da cose che al momento mi sfuggono,quali potrebbero essere la morte,l' origine di tutto,l'Essere,è ovvio che anche queste saranno per noi importanti e se vogliamo dare un valore al grado di importanza di tutte le cose,queste dovrebbero rivestire per noi un' importanza estrema,dal momento che sono alla base della nostra vita.
?
2011-11-13 15:18:52 UTC
Per quanto ormai abbiamo appurato che è vero che nella ricerca della conoscenza esista un elemento soggettivo (vedi filosofia della scienza, paradigmi), l’idea che NON esista realtà e verità oggettiva, ma solo opinioni che dipendono dall’osservatore e dalla coscienza umana è palesemente falsa e scivolosa.



Si può blaterare all’infinito di conoscenza, di limiti, di epistemologia, e, ripeto, È VERO che esiste un problema di demarcazione riguardo i limiti della conoscenza e riguardo a quanto l’osservatore influisca sul risultato dello studio, ma il fatto che esistano le leggi della natura e della fisica che NON dipendono dall’osservatore umano (o animale, o computerizzato, o qualunque esso sia) oramai non può essere più negato (come molti filosofi del passato hanno fatto). Si può fare un semplice esperimento per corroborare questa affermazione. Si può salire in cima ad un palazzo, buttarsi giù e dimostrare che, CREDENDO che la gravità non esista, miracolosamente fluttuare a mezz’aria.



Nessuno ormai ha più grosse difficoltà a “credere” alle leggi oggettive della natura durante un volo transoceanico o interspaziale.



______________________\

EDIT

il mio esperimento mentale non vale ovviamente solo nel caso di buttarsi da un palazzo. Vale anche nello stare piantati in terra, e con il fatto che nn si è in grado di volare o fluttuare con la forza del pensiero.
2011-11-13 14:03:49 UTC
si, non potremmo sapere se è più importante ciò che sappiamo o ciò che potremmo sapere in quanto ciò che non sappiamo dato che non lo sappiamo non possiamo giudicarlo e neanche verificarne la sua validità...

anche se il "so di non sapere" di Socrate è un sapere che che ammette la nostra ignoranza che ammette come unica conoscenza il fatto di non poter conoscere niente al di fuori del fatto che non si può conoscere, quindi anche la sola conoscenza di non poter conoscere è una buona conoscenza, o forse anche l' unica...
DrEvol
2011-11-13 08:50:21 UTC
Pascal e tanti altri filosofi prima e dopo di lui, si sono cimentati con il FATTO che non siamo e non possiamo essere onniscienti. Si rammarucano, dunque, coloro che sognano l'esistenza dell'onniscienza in qualche parte dell'universo e SANNO con certezza, consciamente o inconsciamente, di non poterla mai trovare. L'intelligenza umana inizia nel momento e funziona ogni volta che sappiamo distinguere un'illusione dalla realtà. Per questo motivo, per quanta poca conoscenza possa acquisisre ogni essere umano su sé e sull'universo e le sue leggi è pur sempre più importante conoscere che ignorare.



maral l' ingenuo === Ogni volta che provi un FATTO della realtà, che tu lo riconosca o no, applichi la filosofia dell'Oggettivismo, poiché essere Oggettivista significa essere obiettivo, realista e non illusorio. Quando fai una moltiplicazione e PROVI che il risultate è corretto, agisci da Oggettivista. Quando fai un'affermazione che non puoi provare, ma ti piace credere in essa, non agisci da Oggettivista.

......................................................

Non accettare nulla di quello che dico come verità. Accetta solo quello che sono in grado di provare come vero. L’Oggettivismo non è un’idea filosofica fra tante. E’ l’UNICA idea filosofica che spiega e incorpora tutte le altre idee capaci di funzionare a vantaggio della nostra vita, della giustizia e del bene per l’umanità.
2011-11-13 05:40:49 UTC
Abbiamo solo questa eternità

per raccontarci tutti i nostri lividi

ma restiamo in silenzio io e te

perfetti sconosciuti in sintonia

due linee parallele che si incontrano

sulla giostra del mondo che passa

di qui

scordando la sua follia

padroni di un altro vivere.
TOAST FACE
2011-11-12 21:48:05 UTC
Il lavoro è la soluzione a tutti questi problemi


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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