Ciao maral107,
hai ricevuto risposte interessanti e pertinenti, di certo ben articolate dal punto di vista di un'analisi linguistica della tua domanda...
Ma a me sembra che si possa rispondere alla questione che poni anche in altro modo: c'è fra le righe una sorta di ombra che viene felicemente da Zenone ("Quand'è che un sacco di riso comincia a far rumore cadendo? Inizia quando dentro c'è un chicco di riso? Due? Tre? Dieci? Cento?", e così via; oppure con i simili argomenti del moto della freccia, o di Achille e la tartaruga...), come se volessi trovare un senso ultimo che non è più delle parole ma dei segni, e quindi dei pensieri.
Allora, se dobbiamo seguire la logica della tua domanda - cercare una progressiva atomizzazione, quindi lo spazio vuoto tra un atomo e l'altro), facciamo un passo indietro.
Storicamente è testimoniato l'uso di scritture continue: niente spazi fra le parole, anzi proprio per questo, niente parole in alcune scritture antiche - si tentava di rappresentare il "continuum" della parola "parlata" fonicamente, tant'è che c'erano anche scritture bustrofediche (una riga da sinistra a destra, la successiva da destra a sinistra, poi come prima secondo lo schema) e continue, ancor più mimetiche del pensiero.
Ma appunto quella era una sorta di rappresentazione di un pensiero che ancora non ha concepito il vuoto: era ancora la concezione filosofica aristotelica della Natura che ha "horror vacui", "paura del vuoto".
Non è un caso che le prime scritture con spazi, sillabiche e poi alfabetiche, vengano più o meno in contemporanea da culture che hanno intravisto il concetto di "spazio vuoto" (che per le parole è il "silenzio") e quello numerico dello "zero", il numero che è "posizione libera" e capace di assumere qualsiasi valore - si tratta della cultura indiana antica e di quella sumerica.
Allora, per non scrivere un libro e non annoiarti, credo che una buona risposta debba contemplare il valore del silenzio nella trasmissione e nella formazione del significato: è uno spazio bianco graficamente operante fra le parole scritte; è la pausa fra le battute di un dialogo, fra chi trasmette e chi riceve, per poi ritrasmettere.
E se ci pensi è il solo modo per ottenere l'equilibrio, che è la situazione stabile dove la conoscenza, nello spazio astratto del pensiero, può avvenire: appena qualcosa sfugge o non viene compresa, subito il cervello e il pensiero cercano di ricondurla a qualcosa di simile, di già esperito, di conosciuto - si chiama interpretazione, ed è il pane quotidiano del pensiero. Se poi aggiungi che tutto nell'Universo cerca di arrivare all'equilibrio, scopri appunto che troviamo un senso anche a cose che "apparentemente" non ce l'hanno: sono entrate in relazione con noi, quindi hanno un senso.
Finisco: è proprio per il fatto che siamo in relazione con quel che ci circonda, che ogni cosa assume valore e senso - siamo immersi in una struttura, dove ogni elemento opera per quel che esprime singolarmente e ANCHE per il posto e il ruolo che occupa nell'insieme ordinato di tutti gli elementi.
Se non fosse troppo riduttivo, mi permetto solo di consigliarti qualche libro che di certo conosci di fama e per averlo letto, magari in altri contesti:
Ferdinand de Saussure, Corso di Linguistica Generale, Laterza, Roma-Bari, ristampato varie volte
Jurij Lotman & Boris Uspenskij, Tipologia della Cultura, Bompiani, Milano, ristampato varie volte
Jean Petitot-Cocorda, Morfogenesi del Senso, Bompiani, Milano, 1995 (con ristampe successive)
Sono solo tre goccioline nel mare: ma ti ricordi Sant'Agostino nelle "Confessioni"? La rivelazione per lui arrivò osservando un angelo camuffato da bambino che sulla spiaggia cercava di asciugare il mare con un cucchiaino, buttando l'acqua in una fossetta scavata sul bagnasciuga...
Grazie per la domanda, e spero di esseri stato utile,
A presto
PS: stamane ho trovato qualcosa di affascinante per rispondere alla tua domanda partendo dall'udito/parlato della comunicazione: alla pagina http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1306006
trovi delle spiegazioni e dei link per continuare il discorso su una scoperta molto interessante trovata da ricercatori dell'Università del Maryland.