Domanda:
Come facciamo a comprendere il senso di una frase quando la leggiamo?
etcetera
2007-06-20 13:03:37 UTC
Prendete una poesia, una pagina di un racconto o questa stessa frase che scrivo e leggetela lettera per lettera, studiate il suono di ogni lettera, singolarmente, come farebbe un dislessico o uno studioso di caratteri grafici. Riuscite a capire il significato della frase? non credo. Dunque la frase non è la somma delle lettere che la compongono, eppure non esisterebbe la frase senza ogni singola lettera. Da dove proviene allora la comprensioni delle frasi? Da dove la comprensione del mondo che leggiamo con i nostri sensi, i nostri strumenti scientifici e la nostra mente? Siamo noi che attribuiamo un senso a una lettura che oggetivamente non ne avrebbe, oppure occorre trovare un modo diverso per leggere quando si cerca un significato?
Venti risposte:
Samsara
2007-06-23 06:02:13 UTC
La comprensione di una frase, di un testo, della vita in generale é un pó come quel giochetto che c´é sulla Settimana enigmistica: unisci i punti da 1 e 45 e otterrai una figura spiritosa. I punti in sé non hanno alcun significato se presi singolarmente, é nella loro unione che il nostro cervello decodifica un´interpretazione.
DrEvol
2007-06-21 22:47:34 UTC
Le parole, e quindi le frasi, sono i simboli che usiamo per rappresentare i concetti. Senza il linguaggio, non potremmo avere concetti, non potremmo ritenerli in memoria. Questa e' la natura del cervello concettivo, che e' diversa dal cervello istintivo degli animali e del neonato. Dietro ad ogni parola c'e' un concetto universale che qualsiasi persona puo' acquisire, se le vuole.



Lo stesso gioco, per un gatto o un cane, e' sempre nuovo ed e' sempre eccitante come se fosse la prima volta che lo fa. Questo perche' il gatto non ha il concetto di topino, o pallina. Non ricorda con una parola le proprieta' dell'oggetto. L'animale deve avere l'oggetto in fronte al naso che si muove per stmolarlo a rincorrerlo o a figgire da esso se ne ha paura.



Ma vediamo come invece si comporta "l'animale" che ha il cervello concettivo. Se in un momento particolare dovessi dire ad una signora che sta leggendo un libro tranquilla e beata: "Signora, stia immobile. C'e' un serpente sotto la sua sedia!" Se la signora e' capace di controllare l'emozione di timore che la pervade istantaneamente e non muoversi quando sente la PAROLA "serpente" non potra' nascondere, tuttavia, il senso di paura che e' scritto su tutto il suo viso. Questo avviene anche se il serpente non c'e' e lei non lo vede. Quella parola, pero', contiene tutto il concetto di quello che un serpente e' e che puo' fare ed e' il concetto che ci fa valutare la nostra situazione in cui ci troviamo e ci manda il messaggio emotivo: fuggo o mi preparo a lottare?



Senza il linguaggio, la nostra mente non puo' ritenere i concetti che provengono dalle sensazioni e dalle esperienze, e quindi la mente non potrebbe nemmeno richiamare le esperienze che abbiamo fatto. Questo e' lo stato mentale piu' o meno del gatto e del cane. Ogni situazione che incontrano e' come se fosse nuova, non possono dire a se' stessi questa esperienza e' uguale a tante altre e mi annoia.

Possono solo rispondere allo stimolo.



Qualche concetto anche il cane lo tiene in mente col suono delle parole che gli insegnamo. Se gli insegnamo a rispondere al suo nome vuol dire che il cervello del cane e' capace di identificare quel suono con l'esperienza ripetitiva di piacere che gli diamo da mangiare quando lo chiamiamo, o lo portiamo a spasso. Questo e' il massimo della capacita' concettiva degli animali piu' intelligenti.



Il bambino, e' allo stesso livello per i primi mesi di vita. Poi la sua memoria incamera sempre piu' concetti e risponde ad essi anticipandone le esperienze. Se diamo semplici comandi: Prendi la mela che e' sul tavolo. Il bambino deve avere il concetto di tavolo, di mela, e di movimento di trasporto. Il concetto non e' una memoria di cose isolate ma e' universale. La parola "tavolo" non rappresenta un oggetto unico e particolare, ma identifica un'infinita' di oggetti diversi ma che condividono una caratterisitica essenziale che li accomuna e quindi contiene le caratteristiche di tutti i tipi di tavoli che sono esistiti nel passato, presente e che esisteranno nel futuro. L'universalita' del concetto fa si che il bambino e l'uomo possano imparare a leggere, scrivere e comunicare fra loro descrivendo oggettivamente la realta' e non cadere nel soggettivismo. Le parole sono simboli e possono cambiare da linguaggio a linguaggio, ma i concetti sono universali. Quello che in francese e' "table" in italiano e' "tavolo" non sono diversi in concetto, e' solo il simbolo che e' diverso.



Se provassimo a non insegnare al bambino di parlare, commetteremmo un crimine, perche' il bambino crescera' senza l'abilita' di ritenere concetti e quindi sara' mentalmente ritardato.
dottor K
2007-06-21 11:25:51 UTC
Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo. (William Shakespeare)
Foma
2007-06-20 21:43:21 UTC
Ciao maral107,

hai ricevuto risposte interessanti e pertinenti, di certo ben articolate dal punto di vista di un'analisi linguistica della tua domanda...

Ma a me sembra che si possa rispondere alla questione che poni anche in altro modo: c'è fra le righe una sorta di ombra che viene felicemente da Zenone ("Quand'è che un sacco di riso comincia a far rumore cadendo? Inizia quando dentro c'è un chicco di riso? Due? Tre? Dieci? Cento?", e così via; oppure con i simili argomenti del moto della freccia, o di Achille e la tartaruga...), come se volessi trovare un senso ultimo che non è più delle parole ma dei segni, e quindi dei pensieri.

Allora, se dobbiamo seguire la logica della tua domanda - cercare una progressiva atomizzazione, quindi lo spazio vuoto tra un atomo e l'altro), facciamo un passo indietro.

Storicamente è testimoniato l'uso di scritture continue: niente spazi fra le parole, anzi proprio per questo, niente parole in alcune scritture antiche - si tentava di rappresentare il "continuum" della parola "parlata" fonicamente, tant'è che c'erano anche scritture bustrofediche (una riga da sinistra a destra, la successiva da destra a sinistra, poi come prima secondo lo schema) e continue, ancor più mimetiche del pensiero.

Ma appunto quella era una sorta di rappresentazione di un pensiero che ancora non ha concepito il vuoto: era ancora la concezione filosofica aristotelica della Natura che ha "horror vacui", "paura del vuoto".

Non è un caso che le prime scritture con spazi, sillabiche e poi alfabetiche, vengano più o meno in contemporanea da culture che hanno intravisto il concetto di "spazio vuoto" (che per le parole è il "silenzio") e quello numerico dello "zero", il numero che è "posizione libera" e capace di assumere qualsiasi valore - si tratta della cultura indiana antica e di quella sumerica.

Allora, per non scrivere un libro e non annoiarti, credo che una buona risposta debba contemplare il valore del silenzio nella trasmissione e nella formazione del significato: è uno spazio bianco graficamente operante fra le parole scritte; è la pausa fra le battute di un dialogo, fra chi trasmette e chi riceve, per poi ritrasmettere.

E se ci pensi è il solo modo per ottenere l'equilibrio, che è la situazione stabile dove la conoscenza, nello spazio astratto del pensiero, può avvenire: appena qualcosa sfugge o non viene compresa, subito il cervello e il pensiero cercano di ricondurla a qualcosa di simile, di già esperito, di conosciuto - si chiama interpretazione, ed è il pane quotidiano del pensiero. Se poi aggiungi che tutto nell'Universo cerca di arrivare all'equilibrio, scopri appunto che troviamo un senso anche a cose che "apparentemente" non ce l'hanno: sono entrate in relazione con noi, quindi hanno un senso.

Finisco: è proprio per il fatto che siamo in relazione con quel che ci circonda, che ogni cosa assume valore e senso - siamo immersi in una struttura, dove ogni elemento opera per quel che esprime singolarmente e ANCHE per il posto e il ruolo che occupa nell'insieme ordinato di tutti gli elementi.



Se non fosse troppo riduttivo, mi permetto solo di consigliarti qualche libro che di certo conosci di fama e per averlo letto, magari in altri contesti:



Ferdinand de Saussure, Corso di Linguistica Generale, Laterza, Roma-Bari, ristampato varie volte



Jurij Lotman & Boris Uspenskij, Tipologia della Cultura, Bompiani, Milano, ristampato varie volte



Jean Petitot-Cocorda, Morfogenesi del Senso, Bompiani, Milano, 1995 (con ristampe successive)



Sono solo tre goccioline nel mare: ma ti ricordi Sant'Agostino nelle "Confessioni"? La rivelazione per lui arrivò osservando un angelo camuffato da bambino che sulla spiaggia cercava di asciugare il mare con un cucchiaino, buttando l'acqua in una fossetta scavata sul bagnasciuga...

Grazie per la domanda, e spero di esseri stato utile,

A presto



PS: stamane ho trovato qualcosa di affascinante per rispondere alla tua domanda partendo dall'udito/parlato della comunicazione: alla pagina http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1306006

trovi delle spiegazioni e dei link per continuare il discorso su una scoperta molto interessante trovata da ricercatori dell'Università del Maryland.
anonymous
2007-06-21 19:39:34 UTC
Il linguaggio è piuttosto l’elemento o il medium inglobante all’interno del quale l’uomo si trova - in tutti i sensi dell’espressione - di modo che può certo cambiare lingua (Sprache) dimorando però nell’orizzonte di ciò che Gadamer chiama la linguisticità (Sprachlichkeit) dell’esperienza del mondo. Non essendo uno strumento, il linguaggio non è dunque una proprietà di cui l’uomo dispone. In un certo senso è il contrario, perché il linguaggio è il medium onni-inglobante all’interno del quale si articola il rapporto dell’uomo con il mondo. Ora questo rapporto, secondo l’insegnamento di Heidegger, è la comprensione, intesa come una struttura esistenziale, sicché essere al mondo, comprendere e avere il lógos, è tutt’uno.

Daphne
Qerubin Pìcaro
2007-06-20 21:26:06 UTC
beh, mettiamo come presupposto che il testo sia in una lingua conosciuta al lettore



Bisogna tener conto che la lingua, come la conosciamo, è formata da una parte scritta ed una orale... la poesia le utilizza entrambe e per questo è di più difficile comprensione



Ad ogni modo noi affidiamo ad ogni parola un significato o più, più parole accostate hanno significati ancora diversi e, mentr il primo significato deriva dalla lingua scritta, i significati secondari derivano dalla lingua orale...



Come dire se dico "rosso" a cosa pensi?

-cuore

-amore

-fuoco

-....



Perchè "Sole" ricorda calore, creatore, padre,...?



Sono quei significati che derivano dalla nostra esperienza personale, dalla nostra educazione, dalla mitologia ecc.

quindi alcuni significati possono essere compresi al volo da alcuni mentre altri impiegano ore per "decifrarli"



Quindi la capacità di tradurre poesie dipende unicamente dalla poesia e, anche se in minor parte, dal lettore



:-)



- - - - -



voglio darti uno scorcio che forse nn centra con la domanda ma che ti farà riflettere:

"Mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità."
anonymous
2007-06-25 10:11:32 UTC
con la puntegggiatura
mario t
2007-06-23 13:18:39 UTC
cara maral( scusa la confidenza)sono sempre attratto dalle tue domande perchè sfidano il pensiero anche se a tante non rispondo perchè sento di non averne la capacità come a tante di altri utenti del resto.a qualcuna cerco di rispondere con quello che sono più che con quello che ho letto . io penso che tutta l'esperienza del mondo si nasconde nelle parole e nei suoi significati, le lettere che noi usiamo per scrivere e dare senso alle cose , sono come quei sassi che i fiumi levigano nel loro percorso accidentato . da una massa scura , dalla scorza dura e tortuosa , acqua dopo acqua scorie dopo scorie si arriva al granello di sabbia filtrato lucido come un piccolo diamante . lì in quel millesimo di millesimo di fiati e respiri cè il nostro patrimonio . ma non tanto e non solo le parole la sintesi di quel diamante . ma anche le nostre espressioni i nostri gesti che hanno dato senso alle lettere alle sillabe, perchè emerse dal profondo come se la parola" pietà" si fosse conformata a quell'espressione e non ad un'altra , come se PIETA' nella sua accezione fonetica si aggrovigli alle rughe che ne determinano la faccia . e francamente io penso che in quest'ultimo periodo sono le facce che non corrispondono più alle parole , o meglio i significati delle parole non stanno più in quelle facce . forse è da lì che viene la tua domanda , non lo sò .sò che alcune volte spesso , trovo imbarazzante vedere l'assolutà vacuità non nelle parole ma nei visi , come un deragliamento di percorsi, per cui stati d'animo psicologie comportamenti sono assolutamenti invisi , gli uni agli altri .dissonanti , scoordinati , estranei . ho paura che la secchezza delle fonti è una realtà fisica , ma che rispecchia in maniera tragica l'aridità degli animi . per trovare un senso o il senso nelle parole bisogna che ci sia un senso nel cercare. i diamanti fanno fatica a brillare. ps. forse ti avrebbe fatto piacere qualche titolo di testo , e ne avrei ..ma alla fine le parole sono sulla nostra faccia . ciao
livializ
2007-06-22 10:03:47 UTC
Ci sono molte teorie a riguardo.

Innanzitutto, è chiaro che dare nomi alle cose è una convenzione che tutti accettano per poter parlare delle cose.



Chiaramente, il senso di una parola è una cosa molto difficile da stabilire, visto che non abbiamo altro modo di parlarne se non attraverso le parole e che ognuno di noi nella sua mente ha il suo modo di rappresentarsi le cose. Per questi, e per molti altri motivi, la nozione di senso è stata spiegata in molti modi diversi, ad esempio:

-Frege sosteneva che i sensi sono qualcosa che noi tutti condividiamo, e costituiscono una sorta di mondo; sono i modi in cui pensiamo le cose.

-Altri filosofi, come Kripke, sostengono che la nascita di un nome è un'operazione complessa e non lineare, a causa della quale abbiamo dei problemi di comunicazione a volte;



ma ce ne sono molte altre (per una panoramica completa vedi "Filosofia del Linguaggio" di P. Casalegno, un manuale molto ben scritto).

Ancor più problematico è lo scarto tra senso di una parola e senso di una frase, e qui le teorie cambiano approcci.

Fondamentalmente, le teorie degli ultimi decenni (Sperber e Wilson, ma anche Schiffer, ed altri) ipotizzano che vi sia una sorta di "mutuo ambiente cognitivo" che ci permette di interpretare, perchè i parlanti sanno di condividere un certo insieme di conoscenze comuni (ad esempio cos'è una sedia).

I problemi nascono quando ci chiediamo qual'è l'unità fondamentale della comprensione: molti hanno sostenuto, come mi sembra che sottolineavi, una frase; utimamente (con la DRT, Discourse Representation Theory di Kamp (1981)) si sta molto di più diffondendo l'idea che l'unità sia il discorso intero: senza discorso non comprenderemmo i referenti dei pronomi o dell'anafora, ad esempio. Vi sono poi molti altri problemi: quanto di cio' che diciamo è implicito, come arriviamo a capirlo, cos'è la verità, come possiamo tradurre qualcosa...



Nella tua domanda, insomma, ha beccato almeno dieci punti chiave della filosofia del linguaggio e dell'ermeneutica, nonchè di altre mille discipline.

Io, avendo studiato filosofia del linguaggio, ti ho risposto dal mio punto di vista; Daphne ad esempio ti ha risposto dal punto di vista dell'ermeneutica; a te di decidere su quale strada continuare, e perchè magari non seguire un corso di filosofia del linguaggio o di ermeneutica all'università?

Sono sicura che anche Epistemologia ti piacerebbe molto.



Per un inizio, ti consiglio il manuale di Casalegno, ma anche Sperber e Wilson sono piacevoli da leggere.



Un abbraccio



Livia
rockpopmetal
2007-06-21 13:13:58 UTC
Questa domanda mi riporta a quella del bimbo che chiede ai genitori come nascono i bambini ed i genitori - ti assicuro - al 90% dei casi si alterano: o non sanno rispondere..o si imbarazzano.. o danno una risposta di circostanza.. allora ci si chiede..perchè il bambino chiede ai genitori come nasce un bambino? e non ricorda di per sè che cosa sia effettivamente accaduto dato che ciascuno di noi è stato concepito, è nato ed esiste..si riproduce..e muore...ecco diciamo che forse ci troviamo su un aspetto diverso dello stesso problema..noi non siamo coscienti di noi stessi e non possiamo quindi ricordare come siamo..chi siamo ecc e quindi quali sono le nostre facoltà biopsichiche e spirituali...la scienza un po' aiuta in questo percorso..ma non è sufficiente ed ecco infatti la nostra perplessità emergere..

La comprensione consta di un processo diciamo così involontario e di un processo cognitivo che può essere più o meno cosciente...il processo involontario è la nostra costituzione organica che presuppone dei supporti adatti a questa funzione.. si può studiare al meglio il funzionamento dei supporti ma per comprendere l'intera interazione è necessario anche approfondire lo studio della psiche e della coscienza spirituale...per cui dato per fatto il lavoro sul sistema involontario volgiamo l'attenzione a quello cognitivo e quindi dobbiamo penetrare le regioni della nostra memoria e della nostra capacità immaginaria ..la scintilla che si produce (bioelettrica per un verso e coscienziale per altro verso) ci consente una comprensione più o meno approfondita della frase collegata a tutte le interconnessioni che l'hanno prodotta... ti renderai facilmente conto che più sono ampie le interconnessioni che si riescono a intendere e più ampia e profonda sarà la comprensione della frase stessa..presupposto che il sistema involontario sia efficiente ..naturalmente questa risposta è telegrafica..la problematica è molto più ampia e complessa..
Luce del Mondo
2007-06-21 07:05:07 UTC
Secondo me attraverso il significato e le sensazioni che le parole suscitano in noi si può trovare un senso a tutte le frasi.

Quando leggiamo una frase automaticamente il nostro cervello rielabora ciò che c'è scritto dando significato e giudizio personale oppure oggettivo.
kri++
2007-06-20 20:56:04 UTC
non so se sia pertinente ma l'osservazione dell'elevato numero di lingue al mondo forse potrebbe essere spia dell'impossibliita' di separare il linguaggio dal contesto dove esso si e' formato e sviluppato..la stessa frase in Cina non avrebbe ovviamente significato scritta in italiano, a meno che non si conosca appunto la lingua italiana (mi faccio un applauso per l'ardita deduzione) ..il successo dell'inglese potrebbe allora essere spiegato sotto piu' aspetti: e' legata al contesto economicamente piu' rilevante, e' una lingua i cui termini in numero ridotto rispetto a tante altre hanno piu' di un significato..(es: play) e quindi assai versatile, se penso all'italiano e alla grande quantita' dei vocaboli mi viene da definirlo lingua descrittiva, e quindi rigida..figlia a sua volta di un'altra lingua descrittiva , il latino , legata anche a una vecchia forma di potere che dava il nome esclusivo ad ogni cosa ..in quest'ottica mi sento di definire la versatilita' e duttilita' della lingua inglese e il suo uso come un passo in avanti - piu' inconsapevole che consapevole - nella storia del linguaggio dell'uomo , immaginato come in un percorso costante che porta idealmente ad arrivare a un linguaggio fatto da un singolo suono o segno..Per tornare alla domanda, la comprensione dei codici delle frasi e' strettamente legata al contesto in cui si sono formate, tanto piu' viene data la possiibilita' di utilizzo a un termine quanto piu' tale termine ne otterra' un aumento nella sua diffusione : lettere, parole, numeri derivano il loro successo dall'utilizzo o accettazione da parte di chi comunica e tanto piu' vengono utilizzati quanto piu allargano al sfera del loro contesto di utilizzo..attribuire un senso a un simbolo grafico e' il principio del linguaggio, attribuirgliene piu' di uno e' il suo sviluppo, attribuire tutti i significati a un singolo segno e' l'irrealizabile arrivo ideale..
Sindrome
2007-06-22 12:47:48 UTC
Il senso di tutte le cose sono legate al passato del singolo e assumono un significato diverso per il senso diverso che gli si attribuisce , in funzine del ricordo e , molto spesso del cattivo ricordo che si ha , oppure del bel ricordo che si ha . La stessa parola si interseca nel tessuto del linguaggio (locale) e quindi di nuovo , un'altro giro di sensi, emozioni , ricordi e significanze.
julie
2007-06-21 21:57:08 UTC
quando non capisco un testo uso il metodo imparato a scuola, dove sta il verbo?. E il soggetto,e il complemento diretto e indiretto ecc. Di solito mi rendo conto pero' che non valeva la pena fare tanti sforzi, perche' un testo incomprensibile viene da una mente ingarbugliata. I piu' grande filosofi e giuristi scrivono in una maniera limpidissima
phronesis_a
2007-06-21 15:55:47 UTC
ognuno di noi legge ed interpreta il reale in base a come lo conosce e come lo comunica, in relazione invece al discorso del senso e del significato di una frase ovvero chi ci dice se una frase risponde alla regola delle tre C ( Coerenza, Coesione, Chiarezza) bhè li è la gramatica, la quale è frutto di convenzione, allo stesso modo di quando attribuiamo un significato ad una parola.
elektra1608
2007-06-21 11:54:41 UTC
Apriamo il nostro bagaglio a mano....e come una squadra di CSI utilizziamo gli stumenti che abbiamo e che risultano essere i più pertinenti per "capire quella det frase"!!!
₪djanma₪ [a man in the maze]
2007-06-20 20:12:50 UTC
...interpretazioni...attraverso quel delicato sistema di filtri rappresentato dalla nostra anima...ogni singolo messaggio viene letto e codificato sulla base delle nostre esperienze personali e riedificato in una libera interpretazione...i nostri organi sensoriali sono i veri maestri
LAURA
2007-06-20 20:17:23 UTC
Penso ke capiamo ciò che in embrione già abbiamo dentro di noi, all'apertura mentale ed alla volontà che un individuo ha di voler capire, in questo modo possiamo cogliere il senso, l' essenza di quello che ci viene detto con una frase.
auryn
2007-06-20 20:54:29 UTC
sono le lettere ke come noi, per avere un senso, devono unirsi fra loro :)

sono sempre lettere....ma unite con amore, assumono un altro significato
daniele m
2007-06-20 20:13:37 UTC
Fai te........

io ti consiglio di leggerla da sinistra verso destra! vedrai che tutto torna.........


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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