Domanda:
Friedrich Schiller "L'anima bella e il pensiero filosofico"?
Danilo Ambrosio
2012-04-03 11:28:39 UTC
Devo iniziare a leggere Le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij e c'è una premessa iniziale che dice che il personaggio rispecchia La filosofia e l'Anima Bella di Schiller. Su internet è molto complicata la spiegazioni di questi due concetti fondamentali.Qualcuno potrebbe gentilmente darmi una spiegazione che mi permetta di capire L'anima bella ed il suo pensiero filosofico grazie in anticipo.
Una risposta:
?
2012-04-04 04:47:14 UTC
Buon pomeriggio Danilo.



Piccola premessa: Schiller, come molti autori romantici, è profondamente influenzato dalla Critica del giudizio kantiana che evidenzia il doppio aspetto dell'uomo per un verso soggetto alla sensibilità del mondo fenomenico e per un altro assolutamente libero come soggetto morale. Da qui nasce la teoria schilleriana dell' "anima bella" elaborata nel saggio "Grazia e dignità" del 1793.



Nella concezione dell'anima bella, Schiller è convinto che i due aspetti contrapposti di libera razionalità e sensibilità possano conciliarsi tramite la percezione della bellezza in un comportamento spontaneo e naturale:



« Si dice anima bella, quando il sentimento morale è riuscito ad assicurarsi tutti i moti interiori dell'uomo, al punto da poter lasciare senza timore all'affetto la guida della volontà e da non correre mai il pericolo di essere in contraddizione con le decisioni di esso. L'anima bella ci fa entrare nel mondo delle idee senza abbandonare il mondo sensibile come avviene nella conoscenza della verità...».



L'anima bella dunque può, spontaneamente e senza fatica, armonizzare sensibilità e dovere morale tramite quella dote naturale che Schiller chiama "grazia" che talvolta può, però, mancare; ed allora, l'anima bella potrà ricorrere a quel sublime kantiano che col sentimento del 'bello e 'sublime' armonizzerà sensibilità e ragione ottenendo la 'dignità' in sostituzione della grazia:



«Nella dignità, lo spirito si comporta da padrone del corpo, perché qui esso deve affermare la sua autonomia contro l'imperioso istinto, che procede ad azioni senza di lui e vorrebbe sottrarsi al suo giogo. Nella grazia invece governa con liberalità, perché qui è lui che mette in azione la natura e non trova alcuna resistenza da vincere. La grazia sta dunque nella libertà dei moti volontari; la dignità nel dominio di quelli involontari. La grazia lascia una parvenza di spontaneità alla natura, là dove questa adempie gli ordini dello spirito; la dignità invece la sottomette allo spirito, là dove essa vorrebbe regnare.»



Spero di averti chiarito un pò le idee, Buona giornata.


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