Intanto Socrate non era né agnostico, né relativista. Il tema del dubbio non è neppure tipico della filosofia dell'epoca, nasce dopo con lo scetticismo. Il "sapere di non sapere" è l'inizio della ricerca filosofica autentica. Si ricerca qualcosa solo perché si sa di non conoscerne abbastanza infatti. Socrate era tuttavia convinto dell'esistenza di una verità e che questa fosse raggiungibile attraverso il dialogo. Questo era composto di due momenti. Una pars destruens e una costruens che è quella che un po' manca nel tuo ragionamento su Socrate. Egli dichiarava inoltre di credere negli dei riconosciuti dalla Pòlis, ma anche in un dàiamon, dio minore, che oggi noi tenderemmo a leggere più come "genio morale" o voce interiore.
1) il motivo per il quale non era agnostico credo dipenda da quanto ti ho scritto sopra.
2) Personalmente l'agnosticismo è una posizione che non mi ha mai affascinato.
Se parliamo del "Dio del filosofi", causa prima motore immobile ecc. ecc. poso dirti che è senza dubbio possibile credere in un principio, nel senso greco, arché o causa appunto. Si parla di un principio vitale che tenderei a definire "energia". Sono persino disposto a riconoscere un'intelligenza "biologica" che orienta la vita 1) verso l'adattamento all'ambiente; 2) rigenerazione di se stessa.
Se parliamo del Dio proposto dalle religioni, a vario titolo antropomorfizzato, sono invece abbastanza sicuro non esista. Se anche esistesse una trascendenza (e per certi versi credo esista) è sicuro che non può avere le caratteristiche dategli dalle religioni. Non ho ragioni valide di sospendere il giudizio su quel Dio e di conseguenza non esprimermi. E' vero che non ho prove per dimostrare la sua esistenza, ma non tocca a me fornire le prove visto che non sono io ad affermarne l'esistenza. Mi si obietterà che è una questione di fede, ma non è una vera obiezione questa. Chi ha fede se la tenga, sono disposto a tollerare in società gente che crede, ma che non imponga la sua fede a me.
3) Della scienza si può dubitare, anzi si DEVE dubitare, proprio per questo si parla di scienza. La scienza nasce proprio dal dubbio, dal tentativo di rispondere a domande o spiegare fenomeni poco chiari all'inizio. Ogni teoria scientifica può essere falsificata in ogni momento, anzi proprio il fatto che può essere falsificata costituisce il suo criterio di scientificità.
4) L'ultima questione è molto interessante. Di fatto è l'obiezione principale di Aristotele al relativista. Tutti hanno in mente la difesa del principio di non contraddizione. Non lo si può negare perché negare qualcosa presuppone già l'utilizzo del principio. Questa a mio avviso però non è l'obiezione più forte al relativista. Nell'ultima fase della sua difesa Aristotele chiede espressamente al relativista perché se egli è convinto che le cose siano buone e non-buone allo stesso tempo non si butta giù da un pozzo piuttosto che andarsene a Megara? In effetti la prima incoerenza del relativista è quella pratica, non soltanto parlare presuppone l'uso del principio di non contraddizione, ma anche agire o come dici tu scegliere. Tuttavia questa costituisce una finta obiezione al relativista secondo me, giacché tanto Protagora, quanto Gorgia riconoscevano l'esistenza dell'UTILE, come criterio di azione. E possibile sostenere che il criterio possa non essere la verità, ma ciò che è utile senza cadere in alcuna contraddizione a mio avviso.