Fichte si domanda cosa ci sia alle radici della conoscienza umana, quale sia il principio fondamentale che regola il rapporto tra coscienza e realtà. il principio fondamentale della conoscenza. Per Fichte questo principio è l'Io. Che cos'è l'Io? L'Io è l'autocoscienza del soggetto, il riconoscersi, il definirsi da parte di un individuo pensante. L'Io di Fitche è quindi coscienza di sé e del proprio pensiero. La conoscenza umana si fonda su una contraddizione: da un lato l'autocoscienza di sé, dall'altro la coscienza di ciò che noi non siamo. L'Io ha in sé potenzialità assolute di conoscenza, tuttavia non è l'Assoluto, non è il tutto, come invece sosterrà Hegel e l'idealismo più autentico.
L'Io non è tutto perché ha in sé la negazione, perché lo stesso Io identifica, oltre a sé, anche tutto ciò che esso non è: ciò che è negazione dell'Io, che è pensiero cosciente di sé, è necessariamente materia, ovvero assenza di pensiero cosciente. L'Io è attivo, illimitato nelle sue potenzialità, la materia, al contrario, è passiva, limitata, determinata.
L'Io è illimitato per ciò che riguarda la sua attività di creazione, di definizione dei limiti. Quando l'Io definisce il non-Io partecipa necessariamente alla limitazione del non-Io, l'Io, da soggetto, si oggettivizza. Ma il semplice fatto di avere coscienza dei limiti che si impone, porta l'Io a ribadire la propria illimitatezza, perché rendendosene conto, già si portà aldilà della limitazione stessa. Il non-Io si pone così come passaggio necessario per permettere all'Io di andare oltre i suoi limiti. Questo rapporto dinamico tra Io e non-Io è dunque ciò che permette alla realtà di evolversi, ciò che permette ai due momenti della coscienza di procedere e svilupparsi, per arricchimento.
Compito degli uomini è tendere al costante miglioramento delle proprie conoscenze e al costante oltrepassamento dei propri limiti, poiché l'importante non essere liberi in senso assoluto (un'impossibilità), ma avere in sé la volontà liberarsi, in modo da tendere comunque all'oltrepassamento, nonostante non sia possibile raggiungere una meta finale in cui tutti i limiti siano oltrepassati (l'Io, infatti, crea ogni cosa incessantemente, pone infinitamente nuovi limiti).
Da notare che per Fichte la vera filosofia è idealista, caratteristica dell'uomo vitale e giovane, mentre il dogmatismo è carrateristica dell'uomo fiaccato dai tempi e dalle frivolezze, dell'uomo che non ha la forza di reagire. Dogmatismo e idealismo sono quindi necesarriamente legati alle qualità umane di chi li professa, legati al carattere naturale di ciascun uomo.