Secondo Cartesio i singoli corpi sono modificazioni o forme particolari in cui si presenta la sostanza unica cui ineriscono: la materia.
Laddove le onde si sovrappongono si creano le particelle subatomiche. Quando le particelle diventano più compatte, si trasformano in atomi. Gli atomi si stringono gli uni contro gli altri formando le molecole, e le molecole a loro volta si dispongono in forme fisiche come un pezzo di legno, una sedia, i fiori o qualsiasi altra cosa ci viene in mente. La forma pertanto modella, plasma e ordina la materia, dà forma stabile al fluido magmatico delle sostanze. La sostanza per esistere sempre secondo Cartesio non ha bisogno di nient’altro.
Dopo Galileo e Cartesio, venne Isaac Newton. Anche lui riprese l’idea della natura come macchina e la dettagliò scoprendo le precise leggi che governano il funzionamento di tale macchina. Ciò che siamo riusciti a realizzare tramite l’applicazione delle leggi di Newton è stato davvero sorprendente. Man mano però che gli strumenti sono diventati più sofisticati, le esplorazioni del mondo fisico ci hanno portati nel cuore dell’atomo dove abbiamo visto che la natura si comporta in modo alquanto diverso rispetto alle descrizioni date da Cartesio e da Newton. All’alba del ventesimo secolo, quella visione del mondo meccanicistica ordinata e obiettiva cominciò a non reggere più. La scoperta della radioattività alla fine dell’800, permise agli scienziati di guardare nel mondo racchiuso nel nucleo dell’atomo. Quel mondo li stupì perché si resero conto che a livello subatomico gli oggetti non si comportavano affatto secondo quanto previsto dalle leggi newtoniane. Anzi, l’atomo stesso si rivelò essere una sorta di illusione: più gli scienziati lo osservavano, meno sembrava esistere. L’atomo non solo è divisibile, ma al suo interno si verifica tutta una serie di nuovi fenomeni da esplorare, misurare e descrivere. Fu in particolare con Einstein che l’elegante e definito mondo della fisica classica newtoniana dovette mettersi da parte e lasciare spazio all’impreciso, strano e quasi inimmaginabile mondo della meccanica quantistica. La scoperta di Einstein si può riassumere in questa frase: tutto è energia. Le rocce, i pianeti, un bicchiere d’acqua, le parti del nostro corpo, tutto ciò che riusciamo a toccare, assaporare, odorare: tutto è composto da molecole, composte di atomi, fatti di protoni, elettroni e neutroni, fatti a loro volta di piccoli pacchetti di energia vibranti. Tutto nella creazione può essere espresso mediante due parametri: ordine ed energia. Se esaminiamo un pezzetto di legno (materia che è ordinata come forma e descritta con il nome legno) al microscopio vediamo molecole, atomi particelle subatomiche, protoni, neutroni, elettroni, barioni, mesoni, quark, antiquark. E cosa fanno tutte queste particelle? Si muovono. Le particelle si comportano simultaneamente come onde di energia in movimento. Il muro di casa nostra che i nostri sensi ci indicano essere inequivocabilmente solido, dal punto di vista subatomico è un piccolo universo in costante movimento. Non importa se parliamo di atomi o stelle, zebre o amebe, tutto è forma ed energia.
Chi crea questa energia? Cos’è che in tutto l’universo dà ordine a questa energia in movimento? Appreso che tutto è energia, che non esiste nessuna distinzione tra materia ed energia, allora anche il confine tra il mondo fisico e il mondo dei nostri pensieri svanisce. A vent’anni di distanza da Einstein, si è verificata un’altra rivoluzione nel modo di concepire il mondo, altrettanto sconvolgente quanto quella di Einstein.Tutto cominciò con due dei primi esploratori del mondo dei quanti, il fisico danese Bohr e il suo allievo Heisenberg. Ogni particella subatomica non sembrava esistere come oggetto solido e stabile, bensì come potenzialità di una qualsiasi delle sue possibili forme. Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che non è possibile misurare tutte le proprietà di una particella subatomica allo stesso tempo. Se si registrano le informazioni sulla posizione di un protone, ad esempio, non è possibile registrare la sua velocità o la sua traiettoria; se invece se ne rileva la velocità, la sua precisa posizione sfugge. Lo stesso principio afferma che modificando il nostro modo di guardare qualcosa, l’oggetto guardato si modifica di conseguenza. Il lavoro di Bohr e di Heisenberg, suggeriva che nella sua forma fondamentale, la materia fisica, in realtà, non è ancora nulla. Secondo questa nuova scoperta, a livello subatomico, la realtà non è composta da sostanza solida, ma da campi di possibilità: ogni oggetto reale, in sostanza, non è un vero e proprio oggetto, ma più che altro la somma di una serie di schizzi o di idee di quell’oggetto. Una particella assume il carattere specifico di un qualcosa di materiale (in termini scientifici, le sue proprietà collassano in uno stato singolo) solo quando viene misurata e osservata. Questa è la parte veramente strana della scoperta: